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Mario Dice: Minuetto del Bocciolo

La consapevolezza, un tema intimo e profondo che avvolge la donna di Mario Dice, grida ad una energia endogena che si manifesta in un moto perpetuo costituito da volumi over che lasciano al capospalla il compito di definire e far sognare la silhouette.

La consapevolezza di Mario Dice nell’uso della pelle, divenuto ormai un materiale iconicamente legato al suo estro creativo, dalla Medea della scorsa collezione, trasporta la femminilità in un universo a cavallo tra Art Nouveau e lirismo geometrico. Lo sbalzo energetico alterna elementi architettonici con la morbidezza e la seduzione delle trasparenze. Un susseguirsi di esplorazioni tra profonda intimità e manifesti ideologici, sottile guida alla forza rinnovata di una donna contemporanea che non rinuncia alla propria identità culturale ed al contempo si lascia ispirare dalle proprie costruite convinzioni.

Il richiamo a Leyendecker, si rivive dentro ad un sottile alternarsi di citazioni, talvolta rivoluzionarie ancorché romantiche e neoclassiche. Questa alchimia Mario Dice la sa far sua e ci fa toccare con mano una pietra filosofale unica che non trasforma metalli in oro, ma da forma allo spirito, all’amore, alla speranza con la quale avvolge le sue figure.

Illustratore della femminilità, Mario Dice studia la figura femminile nell’attesa che il suo “lettore” ne scorga le punteggiature, i dettagli nascosti dietro alle fioriture (ovviamente ricamate, impuntate ed installate nella pelle, dalla pelle e per la pelle..) frange, trasparenze, i poetici sbalzi tra l’attitudine rock e la sicurezza del silenzio introspettivo. Certosino esploratore dell’animo della donna, Mario non perde un momento della sua bellezza, la passione per la vita e le vite. Un punto di preziosità sospesa tra arte e ricchezza d’animo. Un sentimento d’amore nascosto, proibito, forse impossibile, che risplende nella luce di un occhio commosso come le parole di un amante perduto, che fanno però brillare l’animo sincero e puro di ogni creatura, come i punti di luce che cadono sugli abiti da sera. In questo la profezia di Mario Dice va oltre la moda, ci guida nel nostro animo più nascosto dove meditare sulle nostre preziosità, sui nostri cimeli, ricordi belli o brutti, ma pur sempre un dono del nostro passato da vivere come indispensabile presente; omaggio a tutto ciò che siamo e che saremo, con il dolce sorriso imbarazzato di un bambino alla sua prima passerella, quella della quotidianità: la vita!

Riesce in pochi minuti di passerella a scrivere un minuetto che potrebbe recitar più o meno così:

“Dolce Fiore che sbocci nell’inverno di questa mia stagione
Scrivi piano il mio nome lungo la pelle del mio cuore
Ti fai in petto come palpito ed in esso scrivo un piccolo canto
Sussurrato appena
eppur delicato
Non sono molte le mie vie
Ma grazie alle tue magie
Esse diventano infinite poesie
Ad ogni carezza mi sfugge la tua veste
Sola e romantica sento la tua energia
Farsi piccolo motore della mia pazzia
Oggi come ieri
Ieri come oggi
Sai dar al mio domani un inebriante oggi
profumo
Dolce
Fiore sboccia “

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