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Milano Moda Uomo: Prada, surrealismo estetico

Mi piace definire così questa nuova interpretazione dell’essere “moda uomo” di questa collezione firmata Prada per la Milano Moda Uomo: Surreale a tal punto da definirsi come anti-estetica.

Cogliamo l’etimo del vocabolario e verifichiamo insieme ciò che la mia povera e contorta mente ha intravisto nei meandri dei plissé di questa collezione Prada primavera estate 2016. Difatti uso consciamente il termine “surreale” per dar idea di quel conflittuale rapporto con la realtà di una moda annoiata (forse realizzata dal tortuoso percorso dei modelli nell’incedere della passerella) e la sua definizione in schemi spesso diventati stereotipo e non più eclettica espressione dell’Io.
Tanto surreale nei giochi di accostamenti, che fanno dello styling il punto di interesse univoco, composizione di una tela contorta ed apparentemente di difficile comprensione, quanto si svela negli abbinamenti e nelle combinazioni con i simbolismi intrinsechi ed espressi dagli accessori di collezione. Il tutto poi prende una strana piega -“nei meandri dei plissé”- per l’appunto, si scoprono giochi di tessuti, pelli, stampe etc. che sono lontani dall’idea convenzionale. Quasi come un provocatorio Picasso, Miuccia Prada rivoluziona il canone dell’estetico, anzi per esser preciso la sua antitesi, porta cioè la dimensione anti-estetica sul piano di contrapposizione – non necessariamente negativa – decretando il valore obsoleto e decisamente relativo di taluni aprioristici concetti che popolano il circo della moda.
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Difatti, il labirinto che sovrasta le teste dei modelli, può -sempre nelle mie contorsioni neurovegetative- illudere alla ridefinizione dei piani prospettici di questo tipo di anti-estetica; contrappeso indiscusso della realtà quotidiana, che però tanto ora sbilancia, quanto il destino la porterà verso lidi di equilibrate isole, ove sature di inutile criticismi e scarse elasticità celebrali, si comprenderà il senso vero della bilancia.
Ora dona ed ora toglie, ora unisce per infine tagliare.
Testimoni di tempi in cui le rivoluzioni corrono più veloci del minuto, preparando -si spera – le nuove generazioni all’ascolto della voce altrui e non all’eco della propria.

 

 
Per poi magari concludere…. Ceci n’est pas une pipe!
 
 

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