Gourmet couture: Rinaldini
Se con il termine couture si immagina il lusso del dedicarsi degli spazi di poesia tra le ante del proprio armadio o tra i sogni dello stile, Roberto Rinaldini ha cucito, per i più gourmet tra gli avventori, una sartoria del gusto, giocata tra vellutati gelati di fama mondiale e setosa cioccolateria, per comporre il gusto di una sartorialità magistrale tra le fila della haute patisserie.
Nel cuore di Milano, a pochi passi dalla Scala, si nasconde in bella vista il luogo di culto del celebre Patissier Roberto Rinaldini, colui che scolpisce epiche opere del gusto a cui le papille gustative possono solo prostrarsi in un languorinoso inchino e goder del gusto di poetiche creazioni.
Ma cosa transforma l’abile fama del nostro giovanissimo Maitre in un degno culto del lifestyle e del lusso?
La complessità di questa insolita domanda trova risposta nel mood, nel design, nella ricerca e nella tradizione. Codeste tutte caratteristiche si chiudono e diventano status symbol dentro ad una coppetta di gelato o ad un mignon di patisserie. Scusate i francesismi… orquinci il tripudio di sapori, per quanto studio della lingua, prescinde le nazionalità e gli idiomi, quivi, in Via Santa Margherita 14, si trasferisce al gustoso organo l’arduo dovere di scoprire le ordite complessità delle contemporanee innovazioni dello stilista Roberto Rinaldini con le immutevoli storicità formate dal suggestivo mondo romagnolo, di cui il Maitre si fa ambasciator, quantunque salato, per manicaretti che soddisfino sapidi palati tanto al meridio quanto al desinare.
Ordunque il vigile occhio nostro, non può che cascar sul design del locale che di fucsia decorato attira rasacee gote che brillanti si emozionan davanti a cotanta bontà. Essenzialità e tradizione, si fanno decorar dal vivace colore per appagar tanto il gusto quanto l’occhio del ricercato estimatore.
In breve e tornando al contemporaneo interloquire con giovine esclamazione “è una figata!”, per noi dandy ed un po’ retrò traducibile con “perdindirindina qual soave bellezza e mistica bontà!”.
L’alchemica misura che delinea questo mistico gustare mi ha reso partecipe di un’esperienza sensoriale davvero complessa, tanto da definirsi in una piramide di sensazioni che, prendendo in prestito termini dalla profumeria, costruiscono armonie composte da note di testa visive, generate dal look accattivante tanto della location, quanto dell’estetica e mirabile composizione di ogni manicaretto, un cuore fatto di gusti, di cui la lingua mia si rifiuta di esprimere poiché impegnata nel giubilo del godimento, ed infine l’accordo si chiude con le note di coda, fatte dal ricordo vivido che impresso si iscrive nella memoria con l’inchiostro dell’endorfina.
Drogato da codesta piramide, non posso che lasciar spazio all’ossitocina brulicante tra le meningi e quindi trionfante nella coppa… quella del cuore e non solo.
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