
PITTI 107: La rinascita ed il fuoco
Il letargico periodo che ha visto i fashion addicted lontani dalle mura della Fortezza da Basso, sembra esser finito e si preannuncia un grandioso ritorno del Pitti alle glorie e lustri del passato.
Dietro a quelle mura, come molti di voi ormai sanno, si celano i ricordi di un ragazzino che più di vent’anni fa solcò quei cancelli con molte speranze negli occhi ed un cassetto pieno di tanti sogni. Di quei sogni pochi, se ne sono realizzati, ma nelle delusioni che la vita ci infligge, una mia piccola grande certezza è il godimento che provoca nei miei stivali la ghiaia di quel piazzale, la possibilità di raccontare ancora una volta qualche storia, qualche avventura e perché no, scrivere qualche poesia.
Andiamo con un minimo di ordine per quanto possibile…
Cari Pittini, ben ritrovati ad un nuovo sfolgorante Pitti 107.
Sperando di non dimenticare nessuno, proverò a raccontare, con poche righe concentrate, ciò che ho avuto modo di apprezzare in queste giornate di marcia frenetica tra le mura della Fortezza e la meravigliosa Firenze.
Ecoalf, primo da citare anche perché appena si entra in Fortezza è proprio lì davanti a tutto, il suo rapporto con i temi etici della moda ha fatto di questo brand uno dei simboli della sostenibilità e del comportamento sano della moda. Un faro di speranza che ripulisce i mari e con la sua plastica rigenera capi e accessori. Ma da oggi l’orizzonte si allarga, definendo un nuovo percorso nell’universo della maglieria, ovviamente attraverso filati di riciclo che, rigenerati, danno vita a nuovi capi, proponendosi di fornire una scelta etica dal tempo libero all’ufficio.
Ho rivisto, con grande piacere lo stand di GIOSA Milano, coloro ai quali devo la mia “passione” per i pellami esotici ed in particolare per il coccodrillo (#tiscilovescocco). Anni fa, al debutto nel mondo del web, incontrai Giorgio Santamaria per un’intervista e grazie alla sua passione per il lavoro che svolge quotidianamente, circondato da pelli di mille colori, ho costruito il sentimento per questo pellame; un invito per chi bazzica per Milano è quello di andarlo a trovare in Brera nel suo showroom, dove potrete perdervi nei suoi racconti e nella bellezza dei suoi capolavori.
Una definizione di Dandy e di moda maschile decisamente vicina alla mia identità che mi porterebbe facilmente a far coesistere in total look ogni singolo pezzo, è quella proposta da Gabriele Pasini. Eclettico e poliedrico, l’espressione giocosa del suo guardaroba maschile lo rende un must have versatile da tenere nell’armadio, tanto nel singolo capo che renderà iconico ogni utilizzo, quanto, per i più audaci, con interi look costruiti col suo stile unico ed inconfondibile, destinati a far la differenza sulla passerella del quotidiano urbano.
Chiudiamo questa parentesi stilistica del primo giorno di Pitti con i capispalla di L’impermeabile, nomen omen, che si impegna a garantire al suo pubblico quanto di più ricercato si possa desiderare da un impermeabile: attenzione ai dettagli, eleganza e funzionalità, tracciati dal motto dell’azienda “moda è quello che non va di moda”, tracciando così un capo “metatrend” che si incornicia come epicentro del guardaroba maschile.
Sulle sponde dell’Arno, immersi nella musica dal vivo, Scarosso ci invita ad un evento suggestivo dal sapore retrò e dal palato country, come le iconiche interpretazioni del camperos selezionate da Esquire.
Un cenno doveroso bisogna dedicarlo a Tombolini, che pone un nuovo obiettivo dal punto di vista della realizzazione materica del sogno: il “lightest tuxedo”; un misto seta e cashmere che si pone come piuma di stile nel guardaroba maschile, evocativo del capolavoro Kunderiano, l’insostenibile leggerezza dell’essere incontra l’eleganza e lo stile della leggerezza di un capo iconico nello scenario maschile e lo trasforma in oggetto contemporaneo. La sua caratteristica morbidezza e leggerezza, oltre ad una mano sensuale e confortevole, nasconde anche una resistenza allo stress che lo vede ideale compagno di viaggio stropicciato nella valigia, per poi essere perfetto sulla silhouette maschile.
Ma Pitti va ben oltre qualche marchio e le sue geniali interpretazioni della moda maschile. Pitti è anche un momento di riflessione ed ogni anno la sua corte si focalizza sulle suggestioni della contemporaneità, generando ardenti momenti di concentrazione, contemplazione e stupore.
Nella sua 107° edizione Pitti guarda al Fuoco: “I’m on Fire” è il tema dell’edizione 2025 che si declina in un’installazione d’arte contemporanea sui quali schermi, tra ritratti iconici e scritte evocative, si analizza il valore del fuoco come forza ancestrale, magica e primigenia, il tema del focolare come luogo di incontro e meditazione. Un punto transculturale che permette la fusione di identità e culture e si definisce come realtà aggregatrice dell’illusione della perfezione universale dell’uomo. Un gioco di luci, fiamme, scritte e temi che vogliono condividere con l’essere umano un momento di riflessione per lasciare nell’intimo dell’osservatore la sensazione interiore di fusione alchemica, sperando che tale introspettivo percorso indichi ad ognuno la via della pietra filosofale: una verità universale e iniziatica. Una singolare danza, quella delle fiamme che circondano volti ispirati, un circuito di emozioni che ricorda la favola onirica di Goethe “Il serpente verde” in cui i fuochi fatui danzano nel tentativo di compiere il ritmo della loro storia, ricca di simboli ed incontri fiabeschi, dove ad ogni loro scrollare cadono monete d’oro. In questo mondo alla ricerca dell’opulenza, dell’oro, frutto della fusione, si può vedere l’abilità del fuoco di fondere culture e popoli, oltre che metalli e rifiuti, e donare allo spirito ciò che la materia non è in grado di far brillare: l’amore o la passione per la nostra amata moda. La moda come sostenibilità ambientale, la moda come ardente amante, la moda come vestito dell’arte e metafora creativa ed estetica del sociale nelle sue bellezze e nelle sue tristezze.
Permettetemi, cari Pittini, di autocitarmi evocando il ricordo di una fiamma, quella di un oggetto iconico e che, nella sua interpretazione stilistica, diventa parte fondamentale di un ragionamento sull’ardore della passione per la moda e lo stile. Un piccola poesia che scrissi diversi anni fa per celebrare i 75 anni della Maison St. Dupont e che racconta il potere dell’iconica flamme douce:
Autant la flamme douce caresse le tabac
Autant la force du feu vient dans le tableau de la jeunesse
où la beauté du vieux vie auprès du regard ému
Le son dirige le regard
Un visage s’engage
Prend au cour d’un instant la chaleur du plaisir
Que le vice gris devienne couleur de l’or, laqué de charme, gravé de classe
et en même temps la noblesse se signe avec,
du même coup l’homme et sa femme danse au rythme sensuel
flamme ardente
Passion ardente
Chaleur ardente ….
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