Maison Mow: la Metamoda e l’estetica della sostanza
Elevare se stessi al di sopra del banale, del comune, della massa; verrebbe quasi da dire al di là della moda.
Spesso ho immaginato, e forse anche argomentato, un concetto di Metamoda (meta ta moda). Un’idea paradossale che immagina che ciò che è di moda non necessariamente sia moda. Questo avviene soprattutto nel panorama del lusso dove dovrebbero essere fondamentali l’indipendenza e l’unicità che costituiscono l’essenza di una moda tanto di concetto/ricerca, quanto di ispirazione per le masse: una “sotto–struttura” della moda o basic fashion. Il concetto di “imitazione”, “omologazione”, identità condivisa e condivisibile si edifica partendo dalle espressioni estese e massicce di una metamoda.
In questa logica la ricerca di una reputazione massificata (fama) e un’esplosione virale della propria identità di brand, sono l’una temibile lama a doppio taglio e l’altra auspicabile strumento.
Handmade, artigianalità, senso creativo, unicità di prodotto, bespoke, creano quell’appartenenza elitaria che dà un “metapotere” al proprio senso di prestigio ed esclusività. In poche parole: se una Rolls Royce fosse per “tutti”, nessuno la “vorrebbe”.
Nella mia visione di Moda fatta di contenuto, idea e ricerca, il prestigio si propaga oltre l’esponenziale* ogni qualvolta la metamoda si concretizza in oggetti che trascendono l’estetica convenzionale: ispirazioni uniche che si cuciono su materie uniche, create da mani uniche ad hoc per il puro sollazzo della mente e dell’occhio.
Maison Mow, nella giovane dimensione di start up e nella semplicità delle sue realizzazioni, che eccellono in abbinamenti cromatici artisticamente folli, realizza il sogno dell’handmade, di una metamoda fruibile e che si lega all’unicità creativa e operativa del suo ideatore.
La bellezza del tempo, l’attesa, il gusto di assaporare ogni punto, ogni cucitura, ogni piccolo dettaglio che si ricostruisce nella fantasia di chi ha creato e di chi quella creatura la vede crescere nella mente, nella propria fantasia fino poi a cingerla, con eterna emozione per la vita.
Ereditabile, una storia che si vorrà raccontare a prole e legati, un sogno che alimenta il culto per il bello.
Questa metamoda è il nucleo del vero lusso, il vibrante orpello che trasforma lo stile in classe, quel “sale” che andrà a dar sapore all’estetica di uno stile dandogli forza, carattere e identità.
La magia che vedo in marchi come Maison Mow è proprio il potenziale salino che per la loro genesi sono di fatto in grado di esprimere.
Un melange di caratteri, poesia e pragmatico esistere estetico che definisce un canone della moda che invece è spesso troppo legata alla superficiale materia, alla superficiale logica del fast fashion, perdendo quindi il gusto per l’attesa dell’arte. Quel profumo di cui colmi sono i teatri nell’attimo impaziente dell’attesa prima che il sipario si apra quando il suono dell’ouverture trasporta il pubblico verso un onirico viaggio.
Non è quindi la forma estetica di per sé a dar vita alla metamoda, ma la sua estetica sostanza che rappresenta insieme atto e potenza di una Moda che va all’unisono con il concetto stesso di Bellezza.
*Oltre l’esponenziale: y=e^x (con x→∞)
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Ancona 01/10/2019 at 3:16 pm
Bellissima
After Everything: la Metamoda in Yezael by Angelo Cruciani | Fashion Ancien 15/11/2019 at 7:18 pm
[…] quindi il dubbio che, il già raccontato tema della metamoda (qui), sia maturo per una nuova declinazione, nella quale i valori si uniscono e raggiungono un […]