Karl Lagerfeld: eclettismo e rigore formale tra moda e architettura
Che stia disegnando un abito per Chanel, arredando il suo studio parigino o progettando il suo appartamento in Quai Voltaire, Karl Lagerfeld non perde di vista le sue idee semplici e rigorose, talvolta quasi accademiche, senza però mai esimersi dal contaminarle con quei dettagli inaspettati che rendono ogni sua creazione un’icona di stile ed eleganza.
Il suo studio a Saint Germain diventa espressione e riassunto di tutta la sua poetica creativa e ripercorre, tramite l’interior design, tutti i capisaldi del suo lavoro nel campo della moda.
Gli spazi sono pensati per mettere in risalto la sua immagine. Piuttosto che abusare della sua prediletta dicotomia fra bianco e nero, che rappresenta la quasi totalità del suo guardaroba, ma che lo costringerebbe ad uniformarsi e confondersi con ciò che lo circonda, studia gli ambienti in modo tale che il bianco e il nero siano invece pronti ad essere messi in risalto, come fossero lo sfondo di un quadro e non raggiungessero la loro completezza finché un elemento di contrasto non entra a farvi parte. Nel momento in cui Karl Lagerfeld entra e vi porta quel contrasto, il quadro è completo e lui ne diventa l’indiscusso protagonista. Lascia quasi intatta l’anima originaria della costruzione ottocentesca, lo stile richiama chiaramente l’art nouveau con i suoi soffitti alti e stuccati, le porte a doppio battente e il parquet originale dell’epoca, ma la arricchisce di quei dettagli inaspettati che la elevano ad una commistione unica e raffinata.
Agli antipodi invece è il suo appartamento in Quai Voltaire, pur trovandosi anch’esso in un edificio storico del 1820, la struttura è probabilmente l’unica cosa rimasta risalente a quell’epoca, Lagerfeld stesso lo definisce “Un’astronave in città dove non ti senti legato al suolo”.
Gusto decisamente futuristico, volto alla funzionalità e all’essenzialità come nella migliore tradizione navale: pavimenti in resina, controsoffitti senza soluzione di continuità, arredi in acciaio, blocchi servizi nascosti da pannelli in vetro satinato. L’illuminazione diffusa è completamente affidata al neon e continuamente amplificata e riflessa da superfici lucide o vetrate. Pochissimi vezzi, qualche libro in esposizione e alcuni vetri decorati sono le uniche concessioni che fa all’occhio. Il risultato è un continuum unico di ambienti, ognuno necessariamente concatenato per forma e funzione a quello che lo precede, come in un sommergibile, o in un’astronave per l’appunto, che nonostante la sua estrema componente pragmatica, si traduce in uno spazio utopico e visionario.
Risulta dunque evidente la contrapposizione fra la vita pubblica e quella privata di Karl Lagerfeld. Il suo studio è il luogo dove la sua immagine viene esaltata, un tributo a se stesso, simbolo di quel culto della persona di cui lui è icona universalmente riconosciuta.
La sua casa invece è quella di un uomo la cui vita è frenetica, che non ha tempo da perdere, ma allo stesso tempo è un rifugio, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio nel quale ritirarsi ed estraniarsi dal mondo, un luogo di calma e di serenità che evidentemente Lagerfeld può trovare soltanto oltrepassando i confini del reale.
MGD
PH: AD France n°108
Karl Lagerfeld by Piotr Stoklosa for VIVA!
The Selby
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