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Trattato sul dandismo contemporaneo: parte 1° – Ernesto

Nella mia personalissima teoria dell’eclettismo del dandy contemporaneo, la cura del dettaglio diventa uno dei mantra da ricercare con cura ed attenzione. Il dettaglio prezioso è il nucleo della ricerca: Ernesto racconta questa storia della sartorialità maschile.

 
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Non vi sono molti luoghi ove il dandy possa trarre ispirazione, ecco la ragione della banalità e del conformismo che caratterizza ormai la categoria. Chi si definisce dandy oggi dimentica che l’ἀρχή che genera questo elemento della moda maschile non si trova nell’omologazione alle masse; pertanto il dandy rifiuta la massa ove esso stesso diventa massa. Ernesto, di cui già ho parlato (qui), separa il mondo della contemporaneità in molteplici frazioni di una realtà che trova il compromesso onesto (Ernesto) di soddisfare il “bourgeois” dei nostri tempi tanto quanto il fashion dandy, esaltando però il dandy puro che trova nella sua ispirazione folle e eclettica l’ἀρχή appunto per il suo innato eclettismo di distacco.
Tutto, nelle mani del giusto dandy, diventa unico, la ricerca della distinzione e dell’eccellenza porta l’individuo puramente segnato dall’ancien regime a ghigliottinare la società che lo circonda senza mezze misure, attraverso le lame affilate di una moda sottilmente pungente e puntuale come quella firmata Ernesto.
Honorè de Balzac, nel suo La “Traité de la vie elegante”, afferma il dramma della contemporaneità (ottocentesca, ma sicuramente anche oggi vale il ragionamento) e di come il dandy sia una macchia nel firmamento dell’eleganza, egli pone condizioni perché l’uomo sia elegante; oggi il dandy, come in quel tempo, può incorrere in questa definizione:
 
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«Le Dandysme est une hérésie de la vie élégante (…), une affectation de la mode. En se faisant Dandy, un homme devient un homme de boudoir, un mannequin (comprendre: un mannequin de boutique) extrêmement ingénieux qui peut se poser sur un cheval ou sur un canapé, qui mord ou tète habilement le bout de sa canne; mais un être pensant ?… Jamais. L’homme qui ne voit que la mode dans la mode est un sot. La vie élégante n’exclut ni la pensée, ni la science; elle les consacre. Elle ne doit pas apprendre seulement à jouir du temps, mais à l’employer dans un ordre d’idées extrêmement élevée».
Eppure non ci si può limitare a questa misura dell’umano. H.d.B. rispecchia quella superficialità che purtroppo affligge ancor oggi la moda ed il dandy, ma ben di più si cela dietro a quest’uomo ed al suo incedere nel mondo. Oscar Wilde e così come lui tanti altri, sono artisti del vivere e pertanto qualora il dandy fosse artista H.d.B. ammette:
“L’artiste est une exception: son oisiveté est un travail, et son travail un repos; il est élégant et négligé tour à tour; il revêt, à son gré, la blouse du laboureur, et décide du frac porté par l’homme à la mode; il ne subit pas de lois: il les impose. Qu’il s’occupe à ne rien faire, ou médite un chef-d’œuvre, sans paraître occupé; qu’il conduise un cheval avec un mors de bois, ou mène à grandes guides les quatre chevaux d’un britschka; qu’il n’ait pas vingt-cinq centimes à lui, ou jette de l’or à pleines mains, il est toujours l’expression d’une grande pensée et domine la société”.
 
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Ed ecco spiegato in parte, senza impelagarsi in eccessive dissertazioni, ove nasce il disprezzo innato nel dandy per chi, definendosi in questo modo, in realtà rappresenta null’altro che uno stereotipo di ridicola voglia di esser ciò che non si è: “Qui est sine nobilitate, nisi qui se esse vult?”.
Sfogo che deve necessariamente esser ispirato; Ernesto ispira, nel profondo del mio animo, quel desiderio di unicità, coraggio nell’affrontare il banale ed il normale, quel desiderio viscerale di distinguersi dalle masse per la superiorità di eccellenza, qualità e ricerca che non da tutti ci si può attendere. Ernesto è l’onestà (Ernesto) intellettuale che vige nell’animo sconvolto del dandy e che attraverso armi come un bottone, un tessuto ed un fregio di raffinatezza combatte la monocromatica società dell’omologazione. Uno strumento di guerra alla noia; la fugace tendenza allo spleen sociale. Diventa il primo brand, che alla mente mi si palesa che si fa manifesta della, ormai sempre più rara, arte dell’esser dandy: se stessi!
 

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