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Ciro Zizzo: cellule in movimento e sprazzi di tradizione e storia siciliana

In ogni cellula uno di noi, in ogni colore una sfumatura, in ogni movimento un segno della diversità. Lo si potrebbe riassumere così Ciro Zizzo, artista siciliano, viaggiatore incallito e imperniato di filosofia buddista ma non inquadrerebbe ancora pienamente la ricerca filosofica che sta alla base della sua arte. C’è la Sicilia delle cassatelle e dei pupi, la Palermo dei numeri, la Miami fluo e la filosofia dello ying yang .

Inaugurata il 24 aprile al Blanco, noto locale milanese (visitabile fino al 14 giugno 2014), l’esposizione “Forward & Back…e Forward” è incentrata sul percorso creativo dell’artista ed, in particolare, su un ritorno alle origini territoriali, quelle siciliane.

Ciro, fotografo, pittore e artista grafico ha realizzato negli anni editoriali, campagne pubblicitarie e ritratti di celebrity internazionali per Vanity Fair, Chopard, BMW Nord America Lifestyle, l’Oréal, Absolute Yachts giusto per citarne alcuni. Ha inoltre partecipato a grandi progetti internazionali.

Zizzo è un artista nomade, perennemente alla ricerca delle origini, del senso ultimo della vita e della miscellanea di sensazioni, rimandi e visioni che vanno a caratterizzare l’esistenza dell’uomo. Ecco, dunque, svilupparsi i tre grandi temi che accompagnano l’esposizione: “le cellule come le cassatelle siciliane”, “i pupi” e “Corpus Domini”.

Le cassatelle, nella loro forma perfetta, circolare e con l’immancabile ciliegina si sintetizzano all’estremo, andando a riempire la tela, immensa, carica dagli sfondi bianchi, cupi, fluo. Apparentemente simili ma tutte diverse, raccontano di una globalizzazione che potrebbe presentarsi come il conformarsi e diventare tutti uguali ma che, invece, è sinonimo di diversità di differenziazione estrema. Tutti nel proprio spazio, all’interno dell’universo mondo ma, allo stesso tempo, tutti diversi e collocati in una porzione precisa. Ognuno con la sua storia, i suoi ritmi, le sue sfumature. Super partes, l’artista osserva le cellule apparentemente ordinate ma affiancate dai numeri della smorfia siciliana che, si sa, sono soggetti alla forza del caso e del destino (Palermo, tecnica mista); le cellule immerse nel fucsia fluo a ricordare la città di Miami o le mille sfumature di colore di una New York multiculturale dove poter diventare chiunque si voglia. “Vivendo a Miami diventi un camaleonte che si tramuta a seconda della situazione“.

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In costante relazione con l’ambiente che ci circonda in grado di trasformarci in camaleonti e plasmare la nostra pelle, ognuno di noi porterà dentro di sé un pezzo di questi luoghi andando ad alimentare la sua cellula. “Non siamo soli – spiega Zizzo, da dieci anni buddista – ma sempre in contatto e fusione con il mondo. Lo stesso mondo esterno è quello che noi trasmettiamo. Non facciamo altro che trasmettere agli altri quanto è dentro di noi. Gli stessi stati vitali sono molto diversi tra loro ma questo non significa che non possiamo evolverci“.

Di particolare impatto visivo, sempre della serie delle cellule, le vedute, quasi un tributo al grande Futurismo italiano, che le vede in movimento con una prospettiva dall’alto: eteree a tratti impalpabili e sempre diverse nella loro unicità nello spazio.

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Adoro Pirandello – continua Zizzo – e, lo ripeto sempre, noi siamo davvero “Uno, nessuno e centomila”, perfetti esattamente come siamo, in tutte le nostre sfumature!”

Pupo per i siciliani è sinonimo di bellezza e farsi “pupizzare” significa quasi raggiungere la quintessenza della pittura tradizionale. Guance come  succose arance, baffi come serpenti e occhi come il raggiante sole del Sud. Il cromatismo fantasioso si fonde con gli emblemi della Sicilia, dalla testa del moro ai pupi di zucchero sino all’immancabile Trinacria, re interpretata da Zizzo come una sorta di medusa contemporanea, circondata da veloci serpenti.

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Sicilia anche come Magna Grecia che si fa strada, imperiosa, nelle immagini fotografiche trasfigurate con particolari tecniche pittoriche e grafiche. L’uso del graffiato, delle forme essenziali, quasi come in un ritorno al primitivo conferisce ad ogni tela una forza particolare in una fusione di ricordi e suggestioni che trasporta in visitatore nell’epoca della perfezione corporea, del classicismo ma riempendola delle suggestioni di un sogno. O di un ricordo lontano, parte del nostro corredo genetico.

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Mariella Cortes

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