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10 Sfumature di Pitti

Care Vittime, ormai mancano poche settimane a quella kermesse che è il Pitti Uomo, il luogo nel quale noi Peacocks della moda amiamo sfoggiare le nostre migliori piume e di lì a poco scrivere tra sottili righe le future tendenze. È delizioso osservare come queste piume rinnovino colori e forme, come molte di esse siano inchiodate a stereotipi che fanno del dandismo un pavone impagliato, piu che un maestoso e quasi divino animale, Giunone se ne duole.

Ma quest’anno arriva una novità, pare che i corridoi dell’aia stiano ululando alla nuova classifica dei 10 influencer maschili del mondo musicale. Che dire dei nomi altisonanti del parterre musicale italiano che fanno “stile” con i loro video e tik tok? Un’etichetta di gusto ed eleganza? Sarà il luogo giusto in cui celebrare questa nuova dimensione dello stile? 

Sicuramente il Pitti è un luogo dove cultura della moda, tradizione, avanguardie e idee dovrebbero incontrarsi e far di sé un tempio incarnato. 

Una sorta di costante metafora delle realtà presenti e di quelle future, un gioco di proiezioni che hanno del sociale e che dipingono le forme più artistiche del domani. Viene quindi spontaneo chiedersi: che cosa ci riserverà il futuro se il tempio del dandismo accoglie così singolari figure e le celebra come portatrici di nuove verità? 

Eppure non sono molto convinto, alcuni di questi personaggi mi sembrano artefatti, costruiti a tavolino, vengo colto da BRIVIDIII, quando osservo Mahmood; sguardo puro e spesso impaurito, profondo e ricco di una certa sensibilità che però spesso indossa capi che pare non viva, non senta suoi, sembrerebbero il risultato di una singolar tenzone tra lui e gli accordi  pubblicitari di stylist che vogliono gridare all’avanguardia in nome di una notorietà effimera. Blanco e Fedez al contrario sono più reali, forse, più calati nella “parte”, sicuramente raccontano un target, un pubblico e si fanno portatori di uno stile più personale, anche se  mi chiedo se loro stessi vogliano esser portatori di qualche valore estetico, un riferimento poetico, una battaglia sociale o meri altari dell’egolatria autoreferenziale. Damiano dei Måneskin, ammettiamo, è un animale da palcoscenico a tutti gli effetti, i complimenti per lo studio stilistico e della costruzione dell’immagine, sono innegabili, anche se non abbastanza indifferente alla necessità di celebrare. Per quanto riguarda Achille Lauro, dal canto mio ho ancora difficoltà a comprendere la sua arte, ma ne ammiro il “carisma” scenico, il coraggio mediatico ed anche il tentativo di rompere uno schema, già rotto negli anni passati dalla genialità di Renato Zero, di cui però, a questa nostra Rolls Royces, manca garbo e grazia. 

Di seguito, più per dovere di cronaca che per viscerale necessità, vi riporto la classifica e parte del comunicato che l’accompagna, cosi da esser preciso nel dar sfogo alla notizia:

“Diretta conseguenza di questo fenomeno sono le grandi potenzialità, in termini di ingaggio, che i cosiddetti “fashion influencer” del mondo musicale possono avere su determinate target audience.

Secondo quanto emerge da una ricerca basata sui dati di FLU PLUS, suite integrata di influencer marketing, condotta su cantanti del nostro Paese la principale audience è composta per il 58,5%, da donne tra i 18 e i 24 anni.

L’analisi, che prende in considerazione il canale Instagram, restituisce così la classifica dei “TOP 10 male fashion influencer in music” per engagement rate:

  • 1.       Damiano David (Måneskin) 
  • 2.       Tananai
  • 3.       Blanco
  • 4.       Mahmood 
  • 5.       Fedez 
  • 6.       Marracash 
  • 7.       Achille Lauro
  • 8.       Benjamin Mascolo
  • 9.       Sfera Ebbasta
  • 10.   Sangiovanni

Non sorprende trovare al primo posto il frontman dei Måneskin Damiano, che, dopo la vittoria dell’edizione 2021 del Festival di Sanremo e dell’Eurovision Song Contest è ormai a tutti gli effetti una star ambita dai grandi brand di tutto il mondo.

“Moda e musica sono, da sempre, interconnesse. I cantanti, icone fashion per eccellenza, oggi utilizzano sempre di più i social media come mezzo attraverso il quale dettare nuove tendenze, coinvolgendo ed entusiasmando il pubblico – afferma Chiara Dal Ben, Marketing & Innovation Director di FLU – Part of Uniting Group – Qui costruiscono il loro personaggio, condividendo scatti che diventano vetrina per i brand con cui collaborano e per gli stilisti che li vestono. Sono diventati figure di forte impatto nel mondo della moda e il loro potere di influenza li porta, talvolta, anche a diventare essi stessi designer, lanciando linee di abbigliamento, accessori, merchandising o make-up. Sovvertono le regole del fashion, creano nuovi codici di stile, diventano simbolo della loro generazione. Ed è per questo motivo che i brand li corteggiano e li scelgono come ambassador per i loro prodotti”

Ma forse sta proprio qua il vero tema, mie care Vittime della Moda. Cosa è necessario sovvertire? Quali sono i nuovi valori di cui costoro si fanno portatori? Dove sono Grazia e Garbo? È necessario urlare, inneggiare al gretto, distinguersi per un “vaffanculo!” piuttosto che per una coloratura? Farò sempre un pacata opposizione a questo genere di meccanismo della moda, sogno un luogo nel quale romanticamente si condividano fonti di ispirazione e, se costoro ispirano oggi masse e le muovono nelle loro scelte, li ammiro e li osservo con rispettosa eco, una sussurrata sinfonia di pensieri che sono certo saranno sonora colonna di mature riflessioni. Potrei continuare e probabilmente continuerò, sperando di poter dare maggiori risposte a me stesso prima ancora che a voi tutti, magari una volta che avrò curiosato tra i verdi prati fioriti della Fortezza.

Mi perdonerete se questa volta lascio più domande a voi che non risposte a me, d’altra parte non ne ho mai avute tante, ma continuo a pormi dubbi e a cercare spunti per riflessioni, anche se talvolta appaiono pungenti, ma infondo chi di noi predilige il pizzicore della lana rispetto alla morbidezza del cashmere… 

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