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Prada: il mito di Atlante

La dama che regge il mondo! Il mito di Atlante, secondo Miuccia Prada, non poteva che essere interpretato con un’austera declinazione femminile, con questo ieratico sguardo che oscilla tra purezza castigata e vezzosità sfrontata.

Ma, contrariamente allo statico destino del titano Atlante pietrificato da Perseo, qui chi rimane pietrificato sarà l’osservatore che ritrova nel dettaglio il gusto per la bellezza, intesa anche come prezioso altare della femminilità. Prada ruba al guardaroba maschile e trasforma il titano Atlante in una giocosa ninfa che, con spirito di rivalsa, lascia nuda ed indifesa l’essenza maschile che porta il peso della propria arroganza e virilità. La donna, invece, si veste di armature e con esse conquista la contemporaneità urbana uscendo ed emancipandosi e scacciando, qualora non fosse già abbastanza chiaro, l’immagine stereotipata e retrò di una femminilità “antiquata” della quale però non perde il gusto, il profumo e la romantica genetica.

Su questa passerella l’uomo deve ripercorrere la sua natura investigativa, la capacità di guardare al di là della volgare seduzione e confrontarsi con un’identità femminile sfiziosamente cavalleresca, forse una donna, quella dell’autunno/inverno, che non si accontenta di un mazzo di fiori, ma che, posta al pari o sicuramente elevata, vuole riscoprire il gusto per un rinnovato galateo, attento alla sua nuova dimensione di romantica guerriera, vestita di maschili formalismi, ma avvolta da forti profumi, dettagli, sensi e sensualità pudicamente femminili.

Non mancano le utility bag poste come piccoli gioielli qua e là nei look per gridare ad un’indipendenza dal genere, ad un pragmatismo funzionale, ora più che mai vezzo e necessità.

Un’altra sottile ironia della moda della Signora, un grido al proscenio del fashion che, spesso, perde di vista le priorità essenziali: la natura intima della dimensione artistica e sociale della moda stessa. Racconta la realtà Prada, come una leggenda si trova nella sua sfilata una lezione di vita, uno studio della socialità contemporanea, una critica allo stesso sistema fatto di presenze aumentate, gonfiate geneticamente dall’ormone del fashion system e che si ritrova enormemente vestito, ordinariamente incalzante per poi lasciare al dettaglio, allo sguardo meticoloso, l’arduo compito di ragionare.

Selettiva quindi per intelletto e stile, la donna Prada sa di poter reggere mondo intero ma, contrariamente all’amico Atlante, scopre la dinamicità e con essa vince l’ignoranza del cattivo gusto, della maleducazione, del pregiudizio, dello stereotipo. Diventa, la donna, ancora una volta, tempio della vita.

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